Di Suncica Badric
Ci sono chef che cucinano, e poi ci sono chef che creano mondi. Anthony Genovese appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Due stelle Michelin guidano il suo ristorante Il Pagliaccio, nel cuore di Roma, ma ciò che definisce davvero il suo lavoro è un approccio quasi artistico alla gastronomia: un modo di comporre, destrutturare e reinventare il gusto che supera la semplice tecnica per trasformarsi in linguaggio. Nato in Francia da una famiglia calabrese, Genovese porta con sé una doppia eredità: l’istinto mediterraneo, caldo e generoso, e la disciplina della grande scuola francese. A questo intreccio di origini ha aggiunto un percorso internazionale, dall’Asia all’Europa, che gli ha permesso di sviluppare una visione personale e raffinatissima della cucina. Il risultato? Una firma inconfondibile. Nei suoi piatti convivono precisione e poesia, contrasto e armonia. Ogni assaggio racconta un viaggio, non solo geografico ma anche interiore: un’esplorazione continua che evolve stagione dopo stagione.
Genovese non è soltanto uno chef: è un artista. Usa gli ingredienti come un pittore usa i pigmenti, con intensità e sensibilità. Ogni piatto è una composizione, una piccola architettura fatta di idee, memoria e intuizione. La sua creatività non è mai gratuita: nasce da un pensiero, da un ricordo, da un viaggio, da una domanda. A volte anche da un errore trasformato in opportunità. La sua cucina non mira al colpo di scena, ma alla profondità. Ciò che rende Anthony Genovese ancora più affascinante è la sua capacità di evolversi. Non è uno chef che si adagia sulle due stelle Michelin; al contrario, continua a sperimentare, a studiare, a mettersi in discussione. Il suo è un viaggio senza fine, proprio come le opere degli artisti che continuano a cercare nuove forme per esprimersi.

Il Pagliaccio, più che un ristorante, è il suo palcoscenico creativo. Qui Genovese non si limita a soddisfare il palato: costruisce esperienze sensoriali complete, in cui estetica, texture e profumi dialogano con una cura quasi maniacale. Le sue creazioni sembrano nate dalla stessa forza che anima un pittore o un compositore: un bisogno profondo di esprimersi attraverso la materia.


Definirlo solo uno chef sarebbe riduttivo. Anthony Genovese è un artista che utilizza gli ingredienti come colori e le tecniche come strumenti per dare forma a qualcosa di irripetibile. La sua cucina non è semplicemente da gustare: è da vivere. E forse è proprio questa capacità di trasformare l’atto del mangiare in un’emozione, controllata, calibrata, sorprendente, a rendere Genovese una delle figure più affascinanti della scena gastronomica contemporanea.
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